CARICAMENTO...
Non accendo mai il fuoco perché ho paura di rovinare il parquet, ma ogni inverno mi prometto che “quest’anno lo accendo, giuro”. Non lo faccio. Però lo arredo. Perché un camino, acceso o spento, è come il cuore di una casa: deve battere.
Così mi sono chiesta: camino, come arredarlo per farlo parlare anche quando tace? Mi sono data alcune risposte, tutte rigorosamente sbagliate ma esteticamente affascinanti. Ve le racconto, perché forse, tra un tronco finto e una lanterna spenta, anche voi troverete l’ispirazione per far brillare il vostro angolo di casa.
Cosa c’è sopra il vostro camino? Una televisione? No, per favore, non ditemelo. Sopra il camino ci dovrebbe essere poesia: un quadro che amate, uno specchio che raddoppia la luce del giorno, o anche niente, se il niente sa raccontare.
Io ci ho messo un vecchio specchio che mi fa sembrare meno alta ma più luminosa. A volte, per Natale, aggiungo delle lucine che fanno subito hygge. Non sono danese, ma nel dubbio, un po’ di hygge non guasta mai.
Il camino, di suo, è già protagonista. Ma il contorno è fondamentale. Un tappeto davanti, magari morbidissimo, di quelli che ti fanno venire voglia di sederti per terra anche se hai passato i 30 e le ginocchia te lo ricordano ogni volta che ti alzi.
E poi ceste in vimini per la legna (anche finta, ci siamo capiti), una poltrona accogliente e una coperta. Non c’è fuoco? Non importa: l’atmosfera conta più delle fiamme.
C’è un camino decorativo nella vostra vita? Allora sapete che il problema è riempirlo senza esagerare. Io ho provato con le candele, quelle di ogni forma e altezza, che creano un fuoco silenzioso, un po’ meno caldo ma più sicuro.
Poi c’è stata la fase delle piante: un tripudio di edere e pothos che sembrava di stare in una foresta pluviale. La gatta ha gradito. Le piante, meno. Ora sono tornata alle lanterne, perché il minimalismo è il mio modo di fare spazio al caos.
Il camino è come l’amore: non deve per forza bruciare per scaldare. Quando non è acceso, può comunque essere il centro della casa. Con libri, oggetti raccolti in viaggi o semplicemente lasciandolo vuoto, a ricordare che il vuoto non è sempre mancanza, ma spazio per respirare.
Io ci ho provato a lasciarlo vuoto. Poi, un giorno, ho appoggiato un libro. E un altro. E un altro ancora. Ora il mio camino è una biblioteca orizzontale. C’è persino “La verità, vi spiego, sull’amore”, perché ogni casa ha diritto a una bugia ben raccontata.
E voi, il vostro camino?
Quindi, alla fine, camino: come arredarlo non è una domanda ma un invito. Raccontateci la vostra versione. È acceso? Spento? Finto? Riempito di candele, piante o sogni? Siete liberi di farne ciò che volete, perché un camino, come una casa, parla di voi.
E se avete idee migliori delle mie (probabile), scrivetele nei commenti. Magari, tra un consiglio e una risata, quest’anno lo accendo davvero. Giuro.